Max Wertheimer, nel 1912, nell’articolo che ha posto le basi per sistematizzare la teoria della forma (Gestalt) scrisse che “la forma non è data dalla semplice somma dei suoi elementi ma è qualcosa di più, di diverso”. In quel momento la psicologia si stacca dallo strutturalismo e si oppone anche al comportamentismo proponendo un modello in cui la percezione non è più vista come una associazione di elementi staccati tra loro, ma come un fenomeno immediato e totale. Oseremmo dire, forse per ora impropriamente, olistico.
Nel 1962 Maslow e Rogers nel manifesto della “Associazione per la Psicologia Umanistica”, in alternativa ai comportamentisti skinneriani e alla psicoanalisi, ipotizzano una teoria fondata sull’Autorealizzazione del sé; quindi su una coscienza dei propri bisogni e motivazioni e una comprensione delle proprie emozioni che conduce l’individuo alla consapevolezza dei propri limiti e capacità realizzando, così, la propria vera identità.
Anche grazie a questi presupposti nel 1973 Arne Naess, nell’articolo “The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement”, pone le basi per quella che sarà la piattaforma dell’Ecologia profonda (o Ecosofia). Nel 1984 con George Sessions stabilisce gli otto principi che comprendono il valore intrinseco della vita (indipendenza dall’utilità), il valore costitutivo della biodiversità, la riduzione della popolazione umana e del suo impatto sull’ecosistema, la consapevolezza del rischio di tale impatto, il cambiamento dei comportamenti, in primis la comprensione del valore intrinseco o inerente. Infine l’ultimo principio, valido per chi concorda con le asserzioni precedenti: adoperarsi per attuare il cambiamento!
E’ molto difficile riuscire a condensare l’universo variegato che appartiene al deep ecology movement. Certo è che il senso della vita discende dall’alto e permea lo spirito dell’uomo e gli fa riconsiderare il suo atteggiamento presuntuoso: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra.
In questo numero e nel prossimo ce lo spiegherà Guido Dalla Casa, ingegnere, docente, scrittore, esponente di spicco del movimento italiano e autore di “Ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo” per i tipi di Arianna Editrice.
Dall’ecologia di superficie all’ecologia profonda. Ritieni sia davvero possibile?
Ritengo che sia possibile, ma in tempi molto lunghi. Tutti i cambiamenti di paradigma hanno richiesto diversi decenni, o anche qualche secolo. Il cambiamento di cui stiamo parlando è veramente profondo per la cultura occidentale, spaventosamente antropocentrica da tempi lunghissimi.
Quale è la situazione del movimento ecosofico in Italia, quali sono le sue prospettive?
Il movimento è appena nascente, numericamente è molto piccolo ma in rapida crescita. La grande maggioranza degli italiani ne ignora completamente l’esistenza, anzi non sospetta neppure che possano esserci idee del genere. Del resto tutti i movimenti di pensiero che corrispondono a cambiamenti profondi sono nati da piccolissime minoranze.
La rete ecologica profonda in Italia è ai primi passi. Non sappiamo ancora esattamente come procedere, vedremo come si svilupperà l’iniziativa man mano che avanza. Per ora è una rete su internet, poi si vedrà se farla diventare un’Associazione. Ci sono altre piattaforme e altri movimenti compatibili con l’ecologia profonda, pur essendo di origine diversa. Come esempi, oltre al movimento per la decrescita, l’ecopsicologia, la critica alla civiltà, le filosofie native, il movimento Zero, il bioregionalismo e qualche movimento a sfondo spiritualista. In genere si considerano congruenti quelle realtà che non sono in contrasto con la Piattaforma o gli otto principi dell’Ecologia Profonda, come formulati da Naess, Sessions e Rowe.
La natura dell’ecologia profonda si potrebbe così sintetizzare (dal sito www.deep-ecology.com):
L’Ecologia Profonda è:
1) Una filosofia – un sistema eco-centrato completo ed internamente coerente (ecofilosofia)
2) Una visione del mondo – un modello o paradigma teso a sostituire la visione del mondo scientifica-industriale
3) Un movimento – l’ultimo principio della Piattaforma (l’ottavo) invita all’azione
4) In via facoltativa, una religione – gli ecologisti profondi guardano la Natura come dotata di valore intrinseco, o sacra
Quale è il ruolo dell’uomo nei prossimi anni? Quale dovrà essere la sua nuova modalità di interazione? E come ce la farà…
L’uomo potrà avere molte culture diverse, purché siano compatibili con la Vita della Terra. Le modalità di interazione saranno quelle di una parte rispetto al Tutto, di un gruppo di cellule in un Organismo: la Vita e la buona salute dell’Ecosistema dovranno essere il primo valore di ogni cultura umana. La varietà è essenziale per la Vita della Terra. L’uomo ce la farà soltanto se i valori della civiltà occidentale non invaderanno tutto il mondo, oppure se si modificheranno in modo abbastanza rapido.
L’uomo o la natura. Sono l’uno alternativo all’altra?
Penso proprio di no. L’uomo è una parte della Natura, che è il primo valore. E’ necessario rendersi conto di questo, altrimenti non è possibile durare per tempi lunghi. La contrapposizione è presente solo in alcune culture umane, fra cui l’Occidente. In realtà noi siamo Natura.
Il senso della Terra, del rispetto della terra è da te attribuito primariamente alla cultura animistica e individui una cesura nella cultura cristiano giudaica che dà all’uomo il ruolo di dominatore. Ma non è forse vero che tutti gli uomini che hanno fede e hanno dio dentro di sé e in particolare i mistici non possono che concordare con la necessità di difendere la nostra terra?
Le culture animiste e molte delle culture orientali non avevano il distacco abissale fra uomo e Natura che caratterizza le religioni e le visioni del mondo nate nel Medio Oriente e che si ispirano all’Antico Testamento. Questo non significa necessariamente che l’insegnamento di Cristo rientri in questa categoria: la parola di Gesù assomiglia più al Buddhismo Mahayana che alla visione del mondo della cultura giudaica, da cui è molto lontana; tuttavia la Chiesa cattolica si è tirato dietro dai primi secoli tutto l’Antico Testamento.
Non credo che la Chiesa attuale possa veramente riconsiderare la sacralità di Madre Terra: in una visione del mondo a sfondo panteista, come quella dell’Ecologia Profonda, non c’è alcun bisogno di intermediari. Inoltre anche nel nuovo corso ogni riferimento al mondo naturale è molto blando, molto debole, tutto resta fatto per l’uomo, unico depositario di valori. Forse però potrà verificarsi un avvicinamento della Chiesa alle idee dell’ecologia profonda sulla base di un punto comune: il rifiuto del materialismo e dello scientismo cartesiano, oltre al riconoscimento di una profonda spiritualità nel mondo. Temo però che la Chiesa non rinuncerà all’antropocentrismo esasperato che ha caratterizzato tutta la sua storia. Concordo sull’idea che i mistici di tutte le estrazioni abbiano ben presente l’idea di difendere la nostra Terra.
Nel 1962 Maslow e Rogers nel manifesto della “Associazione per la Psicologia Umanistica”, in alternativa ai comportamentisti skinneriani e alla psicoanalisi, ipotizzano una teoria fondata sull’Autorealizzazione del sé; quindi su una coscienza dei propri bisogni e motivazioni e una comprensione delle proprie emozioni che conduce l’individuo alla consapevolezza dei propri limiti e capacità realizzando, così, la propria vera identità.
Anche grazie a questi presupposti nel 1973 Arne Naess, nell’articolo “The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement”, pone le basi per quella che sarà la piattaforma dell’Ecologia profonda (o Ecosofia). Nel 1984 con George Sessions stabilisce gli otto principi che comprendono il valore intrinseco della vita (indipendenza dall’utilità), il valore costitutivo della biodiversità, la riduzione della popolazione umana e del suo impatto sull’ecosistema, la consapevolezza del rischio di tale impatto, il cambiamento dei comportamenti, in primis la comprensione del valore intrinseco o inerente. Infine l’ultimo principio, valido per chi concorda con le asserzioni precedenti: adoperarsi per attuare il cambiamento!
E’ molto difficile riuscire a condensare l’universo variegato che appartiene al deep ecology movement. Certo è che il senso della vita discende dall’alto e permea lo spirito dell’uomo e gli fa riconsiderare il suo atteggiamento presuntuoso: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra.
In questo numero e nel prossimo ce lo spiegherà Guido Dalla Casa, ingegnere, docente, scrittore, esponente di spicco del movimento italiano e autore di “Ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo” per i tipi di Arianna Editrice.
Dall’ecologia di superficie all’ecologia profonda. Ritieni sia davvero possibile?
Ritengo che sia possibile, ma in tempi molto lunghi. Tutti i cambiamenti di paradigma hanno richiesto diversi decenni, o anche qualche secolo. Il cambiamento di cui stiamo parlando è veramente profondo per la cultura occidentale, spaventosamente antropocentrica da tempi lunghissimi.
Quale è la situazione del movimento ecosofico in Italia, quali sono le sue prospettive?
Il movimento è appena nascente, numericamente è molto piccolo ma in rapida crescita. La grande maggioranza degli italiani ne ignora completamente l’esistenza, anzi non sospetta neppure che possano esserci idee del genere. Del resto tutti i movimenti di pensiero che corrispondono a cambiamenti profondi sono nati da piccolissime minoranze.
La rete ecologica profonda in Italia è ai primi passi. Non sappiamo ancora esattamente come procedere, vedremo come si svilupperà l’iniziativa man mano che avanza. Per ora è una rete su internet, poi si vedrà se farla diventare un’Associazione. Ci sono altre piattaforme e altri movimenti compatibili con l’ecologia profonda, pur essendo di origine diversa. Come esempi, oltre al movimento per la decrescita, l’ecopsicologia, la critica alla civiltà, le filosofie native, il movimento Zero, il bioregionalismo e qualche movimento a sfondo spiritualista. In genere si considerano congruenti quelle realtà che non sono in contrasto con la Piattaforma o gli otto principi dell’Ecologia Profonda, come formulati da Naess, Sessions e Rowe.
La natura dell’ecologia profonda si potrebbe così sintetizzare (dal sito www.deep-ecology.com):
L’Ecologia Profonda è:
1) Una filosofia – un sistema eco-centrato completo ed internamente coerente (ecofilosofia)
2) Una visione del mondo – un modello o paradigma teso a sostituire la visione del mondo scientifica-industriale
3) Un movimento – l’ultimo principio della Piattaforma (l’ottavo) invita all’azione
4) In via facoltativa, una religione – gli ecologisti profondi guardano la Natura come dotata di valore intrinseco, o sacra
Quale è il ruolo dell’uomo nei prossimi anni? Quale dovrà essere la sua nuova modalità di interazione? E come ce la farà…
L’uomo potrà avere molte culture diverse, purché siano compatibili con la Vita della Terra. Le modalità di interazione saranno quelle di una parte rispetto al Tutto, di un gruppo di cellule in un Organismo: la Vita e la buona salute dell’Ecosistema dovranno essere il primo valore di ogni cultura umana. La varietà è essenziale per la Vita della Terra. L’uomo ce la farà soltanto se i valori della civiltà occidentale non invaderanno tutto il mondo, oppure se si modificheranno in modo abbastanza rapido.
L’uomo o la natura. Sono l’uno alternativo all’altra?
Penso proprio di no. L’uomo è una parte della Natura, che è il primo valore. E’ necessario rendersi conto di questo, altrimenti non è possibile durare per tempi lunghi. La contrapposizione è presente solo in alcune culture umane, fra cui l’Occidente. In realtà noi siamo Natura.
Il senso della Terra, del rispetto della terra è da te attribuito primariamente alla cultura animistica e individui una cesura nella cultura cristiano giudaica che dà all’uomo il ruolo di dominatore. Ma non è forse vero che tutti gli uomini che hanno fede e hanno dio dentro di sé e in particolare i mistici non possono che concordare con la necessità di difendere la nostra terra?
Le culture animiste e molte delle culture orientali non avevano il distacco abissale fra uomo e Natura che caratterizza le religioni e le visioni del mondo nate nel Medio Oriente e che si ispirano all’Antico Testamento. Questo non significa necessariamente che l’insegnamento di Cristo rientri in questa categoria: la parola di Gesù assomiglia più al Buddhismo Mahayana che alla visione del mondo della cultura giudaica, da cui è molto lontana; tuttavia la Chiesa cattolica si è tirato dietro dai primi secoli tutto l’Antico Testamento.
Non credo che la Chiesa attuale possa veramente riconsiderare la sacralità di Madre Terra: in una visione del mondo a sfondo panteista, come quella dell’Ecologia Profonda, non c’è alcun bisogno di intermediari. Inoltre anche nel nuovo corso ogni riferimento al mondo naturale è molto blando, molto debole, tutto resta fatto per l’uomo, unico depositario di valori. Forse però potrà verificarsi un avvicinamento della Chiesa alle idee dell’ecologia profonda sulla base di un punto comune: il rifiuto del materialismo e dello scientismo cartesiano, oltre al riconoscimento di una profonda spiritualità nel mondo. Temo però che la Chiesa non rinuncerà all’antropocentrismo esasperato che ha caratterizzato tutta la sua storia. Concordo sull’idea che i mistici di tutte le estrazioni abbiano ben presente l’idea di difendere la nostra Terra.
Autore Virginiano Spiniello, Settimanale Il Ponte, 2 aprile 2011. Le immagini sono state gentilmente fornite da Guido Dalla Casa.