Il tempo di semina era ormai finito, le zolle di terra erano quasi sempre bagnate, ma ormai avevamo deciso, l’orto si doveva fare. L’Orto dei Campesi dopo una grande pulizia, anche con l’aiuto dei ragazzi dello Scientifico, pieni di buoni propositi, era pronto per essere “incignato”. La Terza Istituto d’Arte e la Prima Liceo Artistico dell’IIS A M Maffucci di Calitri (AV) sono scese – letteralmente – in campo alla grande. Dopo l’intervento della Comunità montana Alta Irpinia, che ha facilitato i lavori fresando il terreno all’interno e all’esterno dell’Istituto, sono intervenuti i corpi speciali d’assalto: Antonio e Sebastian che hanno iniziato a squadrare tutto il terreno. Ora non è che sia proprio un orticello piccolino…
C’era un bel pezzo di terra fuori dall’Istituto e tutto il cortile interno. Si tratta di un cortile a pianta quadrata è una scuola donata dagli USA nel post terremoto che ricorda la struttura dei monasteri e infatti al centro ci starebbe bene anche una bella fontana, visto che qui è zona d’acqua! Agli, fave, cipolle, piselli. La semina invernale è andata a buon fine. Mano a mano si sono aggiunti tutti gli altri a partire dallo zappatore in seconda Vincenzo, fino a Domenico, Roberto, Alex. Ma anche Mariano che ha stupito tutti e ci ha ricordato i suoi dolori per tre giorni. Siamo stati poi raggiunti anche dalle ragazze che all’inizio guardavano un po’ perplesse. Con l’energia di Alba e l’aiuto di Angela, Lucia, Caterina, la simpatia di Miriam e Miriana e di tutte quelle che ora dimentico e poi aggiungerò, si è proceduto alla semina. Qui Umberto e Vito si sono distinti per la loro costanza, non riuscivamo più a levarli dai solchi nei quali tutti e due, specialmente Umberto, quasi scomparivano. Ma erano tutti lì, a turno a infilarsi i miei stivali e gl iscarponi e, quando non avevano i loro, buste di plastica per proteggere le scarpe dal fango. E’ stata una settimana intensa a dicembre, molti ci dicevano che oramai era tardi, ma noi abbiamo incrociato forte le dita e, nel prossimo post, le foto di tutto quello che è uscito fuori dalla terra. Perchè chi semina, raccoglie…
C’era un bel pezzo di terra fuori dall’Istituto e tutto il cortile interno. Si tratta di un cortile a pianta quadrata è una scuola donata dagli USA nel post terremoto che ricorda la struttura dei monasteri e infatti al centro ci starebbe bene anche una bella fontana, visto che qui è zona d’acqua! Agli, fave, cipolle, piselli. La semina invernale è andata a buon fine. Mano a mano si sono aggiunti tutti gli altri a partire dallo zappatore in seconda Vincenzo, fino a Domenico, Roberto, Alex. Ma anche Mariano che ha stupito tutti e ci ha ricordato i suoi dolori per tre giorni. Siamo stati poi raggiunti anche dalle ragazze che all’inizio guardavano un po’ perplesse. Con l’energia di Alba e l’aiuto di Angela, Lucia, Caterina, la simpatia di Miriam e Miriana e di tutte quelle che ora dimentico e poi aggiungerò, si è proceduto alla semina. Qui Umberto e Vito si sono distinti per la loro costanza, non riuscivamo più a levarli dai solchi nei quali tutti e due, specialmente Umberto, quasi scomparivano. Ma erano tutti lì, a turno a infilarsi i miei stivali e gl iscarponi e, quando non avevano i loro, buste di plastica per proteggere le scarpe dal fango. E’ stata una settimana intensa a dicembre, molti ci dicevano che oramai era tardi, ma noi abbiamo incrociato forte le dita e, nel prossimo post, le foto di tutto quello che è uscito fuori dalla terra. Perchè chi semina, raccoglie…
NB
Coordinatore del progetto è Antonio Vella e i docenti assegnati sono Fabiana Di Cecca, Vito Natale e Angela Tufano con la collaborazione dell’educatrice Loredana Toto. Virginiano Spiniello, in quanto ideatore dell’Albero Vagabondo e presidente dell’AGS ha curato le varie fasi e trasferito la metodologia del precedente “AAA Ambiente Agricoltura Biologica e Abilità diverse” avendo la fortuna di trovare disponibilità e accoglienza nel preside Gerardo Vespucci. La fresatura dell’orto è stata realizzata dalla Comunità Montana Alta Irpinia, i semi sono stati regalati da Corbo Cereali, di Rapone e altri materiali sono stati messi a disposizione da Mira Zootecnica di Calitri.
Foto zappatura
IL CAPITALISMO HA I GIORNI CONTATI! E’ FINITO IL TEMPO DI COMPRARE CIO’ CHE CI SERVE… ORA E’ IL MOMENTO DI IMPARARE A FARE CIO’ CHE CI SERVE! BRAVO NINO!
E’ un sogno che si fa realtà!Complimenti a tutte le persone che collaborano alla realizzazione di bene comune,fonte di benessere fisico e dello spirito.C’è tanta religiosità in questo modo di operare! Un grande abbraccio a tutte le persone di buon volontà (in senso laico o altro come vi pare!)
E’ veramente una bellissima iniziativa, complimenti!
Altro che Belen e l’amichetto di tante avventure o sventure, i media dovrebbero occuparsi un po’ di più di cose serie come queste… la notizia non sta nel recupero dell’orto, ma nel coinvolgimento dei ragazzi in un progetto tutto ecologico. Questa volta potete dire con orgoglio che la natura ha prevalso sull’uso spropositato di internet, tv e videogiochi 🙂
Quelle foto sono davvero una bella soddisfazione, ancora complimenti a tutti voi!
Carmelo Trianni
Bello, bello, bello! 🙂
grazie bosco è sempre un piacere ricevere le tue costruttive riflessioni! In effetti le foto sono abbastanza veritiriere, si vede il lavoro grosso che c’è stato. nei prossimi post qualche altra bella soddisfazione.
e che dire? Grazie tre volte!!! e con tre punti escalamativi.
Cara Lucia, hai ragione la buona volontà è stata ed è fondamentale. E mi fa piacere tu veda anche un senso di religiosità che poi è innanzitutto comunità all’interno di regole per dare libertà attraverso dei confini necessari ai ragazzi, oggi soprattutto.
Carissimo Ronin!
E’ vero dobbiamo iniziare a imparare a fare ciò che ci serve. Riguardo al capitalismo, non credo li abbia contati, credo che tutti glie l istiano contando, ma non serve un modello alternativo al plusvalore generato sul lavoro, serve creare valore tutti insieme, in rete per la soddisfazione di bisogni che, altrimenti, sarebbero solo indotti. Ecco, diciamo che, in questa fase, è più semplice vedere quali sono i veri bisogni e quali sono i bisogni indotti. Bisogna avere pazienza e trattare la terra con maggiore dolcezza, come con le persone in fondo.