Continuiamo il discorso iniziato con Guido Dalla Casa, autore di “Ecologia profonda” ed esponente del movimento italiano dell’Ecosofia. Dopo aver approfondito le radici del movimento e il suo rapporto con la spiritualità nella seconda parte dell’intervista Guido Dalla Casa parla della speranza, del comportamento e della coerenza di chi vuole seguire il movimento dell’Ecologia profonda.
L’uomo nasce come uomo ecologico e poi la tecnica e la tecnologia approfondiscono il distacco tra natura e scienza. Ci sono ancora uomini che appartengono alle culture native sulla Terra e quotidianamente i loro territori sono invasi dalle multinazionali alla ricerca di nuove risorse da sfruttare. Continuamente vengono invasi, calpestati e sfruttati. Cosa possiamo fare?
Cosa pensa di fare il movimento ecosofico?
La tecnica e la tecnologia sono nate in una determinata cultura umana a causa delle sue premesse di pensiero. La scienza potrebbe essere semplicemente “studio” e invece si è trasformata in “dominio”. Le culture native vengono distrutte dalla civiltà occidentale-industriale per la smania della crescita che la contraddistingue. Le multinazionali sono soltanto un’espressione di questo tipo di civiltà: il concetto stesso di “risorse” è nato nella civiltà industriale, che funziona su non-cicli (risorse-“produrre-vendere-consumare”-rifiuti) e quindi produce inquinamento. L’unica cosa che si può fare è diffondere idee, cioè rendere coscienti del fatto che comunque questo modo di procedere è incompatibile con la Vita della Terra, e quindi è destinato a proseguire ancora per poco. Il movimento ecosofico pensa soprattutto alla diffusione di idee, a rendere edotti che la crescita permanente è impossibile sulla Terra ma è anche profondamente immorale, dato il valore intrinseco delle entità naturali e delle culture non-occidentali, che vengono distrutte dall’espansione della civiltà industriale. Anche la mostruosa sovrappopolazione che affligge la Terra è un fenomeno grave ed immorale, perché toglie la possibilità di una vita degna a tanti esseri senzienti.
Quali sono secondo te i principi da insegnare ai nostri bambini, come trasmettere i valori del rispetto, della cura, della collaborazione e cooperazione?
Il principio essenziale da insegnare ai bambini è che tutto è collegato, che noi facciamo parte di un Complesso vivente-senziente molto più grande di noi e che la buona salute di questo Complesso, che chiameremo la Natura, è indispensabile per la nostra vita. Un metodo pratico per trasmettere questi valori è quello di impiantare un orto, come raccomandato da Fritjof Capra. Stampa Alternativa ha pubblicato un piccolo libro di Fritjof Capra, Ecoalfabeto. L’orto dei bambini, che contiene, oltre a una breve intervista all’autore, il testo della conferenza “Un orto in ogni scuola: coltivare un senso della stagione e del luogo” (Liverpool, 1999).
La coltivazione di un orto scolastico é un’attività adatta a sviluppare la consapevolezza delle connessioni, dei principi di base dell’ecologia profonda e del pensiero sistemico. In un orto, coltivando la terra, cercando di ottenere da essa il nutrimento, siamo posti di fronte alla nostra realtà più profonda di esseri che dipendono completamente dall’ecosistema di cui fanno parte e dalle sue buone condizioni di salute.
Riporto dal testo (capitolo “I principi dell’ecologia”):
“Quando il pensiero sistemico viene riportato allo studio delle relazioni multiple che collegano tra loro i membri della famiglia terrestre, si possono distinguere alcuni principi di base. Possono essere chiamati principi ecologici, principi di sostenibilità, o principi comunitari. Serve un programma scolastico che insegni ai nostri bambini i seguenti fatti fondamentali della vita:
– che un ecosistema non genera rifiuti, dato che gli scarti di una specie sono il cibo di un’altra;
– che la materia circola continuamente attraverso la rete della vita;
– che l’energia che alimenta questi cicli ecologici deriva dal sole;
– che la diversità garantisce la capacità di recupero;
– che la vita sin dai suoi primordi, più di tre miliardi di anni fa, non si é diffusa in tutto il pianeta con la lotta ma con la collaborazione, l’associazione e la formazione di reti.
Insegnare questa conoscenza ecologica, che è anche un’antica saggezza, sarà la funzione più importante dell’istruzione nel prossimo secolo.”
Attraverso la coltivazione dell’orto i bambini arrivano a comprendere, ma soprattutto a vivere, i fenomeni legati alla rete della vita, al flusso dell’energia e ai cicli della natura: questa comprensione è estremamente necessaria oggi, perché mentre la natura è ciclica, i sistemi industriali-commerciali sono lineari.
Un sistema lineare genera l’ossessione per una crescita economica illimitata, al di là del buon senso, ben oltre ogni bisogno. Si è indotti ad aggiungere sempre nuove unità, si forma il pregiudizio che tutte le cose debbano crescere all’infinito.
In un sistema ciclico, invece, si comprende che ogni cosa ha la sua stagione, che mentre alcune cose crescono, altre devono di necessità decrescere: il pianeta è limitato, non tutto può crescere simultaneamente.
Un sistema lineare, come quello industriale, genera rifiuti, un sistema ciclico reintegra ogni cosa all’interno del flusso energetico, senza mai lasciarsi dietro rifiuti inquinanti.
E infine, come fare ad essere coerenti? Come riusciremo a essere costanti a non abbandonarci se intorno tutto gira in direzione ostinata e contraria?
Forse la cosa migliore è vivere normalmente, perché noi siamo parte di quanto ci sta attorno, non possiamo vivere serenamente in perenne situazione di contrasto. Cercheremo però di consumare il meno possibile, in tutti i sensi, perché i consumi sono una delle fonti dei guai, cercheremo di mangiare pochissima carne, perché essere quasi-vegetariani è una caratteristica dei Primati e perché non c’è posto per molti carnivori: ad ogni passaggio della catena alimentare si dissipa il 90% dell’energia. Poi cercheremo di diffondere le nuove idee, che non sono poi tanto nuove, e far capire che gran parte delle idee di fondo correnti sembrano ovvie solo perché vengono respirate fin dalla nascita, ma non hanno alcuna realtà, né sono particolarmente “vere”. La speranza è che pian piano cambi anche il mondo attorno a noi.
Autore Virginiano Spiniello, Settimanale Il Ponte, 9 aprile 2011. Le immagini sono state gentilmente fornite da Guido Dalla Casa.