Tanto tempo fa, nella valle incantata di Serino, c’erano tanti paeselli abitati da contadini. Vivevano di quello che offriva la terra, la coltivavano e “la cantavano”. Di buon mattina partivano grandi e piccini per godere in un’altra giornata trascorsa fra alberi di castagno, di nocciolo, di melo e di faccio. Un giorno un bambino di nome Gabriele si fermò ad osservare quant’era bello vivere in mezzo alla natura. Ascoltava gli uccellini cantare, guardava il ruscello
scendere limpido fra i sassi e fermare cascate, ascoltava il fruscio delle foglie, godeva del profumo dei fiori selvatici, delle fragoline e dei funghi. All’improvviso udì una vocina chiamare :”Piccolo vieni qui!”. E un’altra ancora:”Piccolo vieni da me!”. Era la natura che lo chiamava e più precisamente il castagno. Si avvicinò con timore al castagno e chiese: “Dici a me?”. Il castagno con grande gioia rispose: “Sì piccolo mio, vieni a farmi compagnia, ti racconto la mia storia che è iniziata tanti, ma tanti anni fa. Spuntai dalla terra in una tiepida mattina di primavera. Ero così piccolo che non riuscivo a vedere la chioma dei fratellini che mi crescevano accanto. Con le mie radici succhiavo l’acqua e il nutrimento della terra; crescevo un poco ogni giorno. Il contadino della mia terra mi accudiva e aiutava a difendeva le mie tenere foglioline dagli animali del bosco e dalla mucca che ne va ghiotta. Passarono le stagioni e gli anni, divenni alto, bello e forte. A primavera fra le mie foglie verdi cinguettavano gli uccellini e di seguito i miei bei fiori mi rendevano il re del bosco. Con l’estate i miei fiori divennero ricci, nei quali c’era il nutrimento principale dei miei padroni la castagna. Era una gioia sapere che il Signore (Dio) mi aveva creato per sfamare tante persone, ed era una gioia vedere con quanta passione raccoglievano il mio frutto. Insieme grandi e piccini, nel periodo della raccolta, ad ottobre, trasformavano la terra in un luogo di feste e banchetti, canti e suoni. Venivano con i loro muli con una gran voglia di raccogliere le castagne, il più in fretta possibile affinchè fossero ancora fresche per venderle ed io godevo di quello spettacolo d’amore: io davo a loro e loro davano a me. Finché, con il passare degli anni, iniziai ad osservare che venivo trascurato; sentivo dire dagli animali venuti lassù che i padroni erano cambiati. Avevano abbandonato i muli perché ci voleva troppo per accudirli e li avevano sostituiti con delle macchine a quattro ruote più facili da gestire. Dopo questo cambiarono le falci per tagliare l’erba che mi crescevano attorno con degli aggeggi moderni. Non sentivo più l’amore per me e io divenni tristi: continuava il ciclo del mio frutto, ma anch’esso divenne triste e così la castagna non fu più bella e buona, ma anche un po’ bucata. Un giorno sentii un rumore assordante, era il mio nuovo padrone che mi annaffiava la chioma con acqua bella fresca. Io ne fui felicissimo: le persone sono diventate buone! Così ogni anno le mie castagne erano sempre più grandi e più belle. Finché mi sono accorto che stavo morendo giorno dopo giorno. Ora sono stanco, ho i rami secchi, le mie belle foglie sono rovinate da quel brutto insetto fastidioso detto cinipide, mi sta rovinando la vita, sta rovinando la natura. E pensare che il Signore mi aveva creato per aiutare l’umanità, avrei sfamato gli uomini, avrei aiutato la terra a non franare. Adesso piccolo mio che conosci la mia storia puoi aiutare me e la natura che ci circonda? Dio te ne sarà grato. M rattrista il pensiero di poter dare all’uomo solo il calore e la luce del mio legno. Diffondi tra i tuoi amici la mia storia e ribellati con gli adulti, come ci siamo ribellati noi, viventi del bosco, affinché questa storia possa avere un lieto fine e la valle incantata di Serino possa durate in eterno”.
Francesca Iannaccone IV Elementare Ferrari di Serino