Un giorno l’albero trovò alle sue radici un uccellino abbandonato e decise di accudirlo costruendogli un nido su uno dei suoi rami. L’uccellino, di nome Cip, viveva tranquillo in un ambiente pulito e curato e l’Albero era felice di aver trovato un nuovo amico con il quale condividere le bellezze di quel posto.
Il bosco infatti era pieno di fiori, di piante e altri alberi sempreverdi e ad ogni stagione si colorava di colori differenti: bianco della neve in inverno, giallo e arancio delle foglie in autunno, rosa dei fiori a primavera e verde in estate. La zona in cui viveva l’albero vagabondo, essendo protetta, di solito non era frequentata dagli uomini. Ma un brutto giorno, si trovò a passare di lì un signore che si era perso. Si guardò intorno e si accorse di quanto fosse bella quell’area e di quanto fosse sconosciuta. Il passaparola con amici e conoscenti fu immediato. Tutti salivano in montagna per godere del paesaggio e ne approfittavano per sostare in quella zona incantata. Iniziò quindi ad accumularsi spazzatura ovunque. C’era infatti chi inquinava l’aria con i mezzi a motore, chi lasciava buste e avanzi di cibo, chi abbandonava giochi e palloni dei bambini. In poco tempo tutta la zona, ed in particolare le radici dell’albero, furono piene di immondizia. L’uccellino Cip non riusciva quasi più a respirare e fu costretto ad abbandonare l’albero. Quest’ultimo non ebbe il coraggio di trattenerlo e lo lasciò volare via perché aveva capito che se Cip fosse rimasto in quel posto così inquinato, non avrebbe di certo avuto vita lunga. Il distacco fu triste, ma Cip non si diede per vinto. Radunò tutti gli animali del bosco, li informò della brutta situazione e insieme unirono le forze per salvare la zona abitata dall’Albero Vagabondo. Passarono giorni prima che l’area tornò a brillare dei suoi veri colori. Finalmente l’Albero Vagabondò ritrovò la sua vera casa ed il suo vero amico Cip. Intanto, a valle, i bambini, venuti a conoscenza di questa storia, portarono all’Albero tanti fiori colorati che piantarono proprio alle sue radici. Con questo gesto, dimostrarono non solo l’amore che avevano per la natura, ma si fecero portavoci di una speranza di un mondo più pulito.
Vedi anche la galleria delle quinte elementari di Volturara in disegni dei bambini
Giuseppina Picardo – V A – Volturara Irpina
Bellissima la favola….veramente brava la piccola Giuseppina. Nel mio percorso di maestra ho sempre trovato le porte chiuse per laboratori riguardanti l’ambiente.Con grande rammarico devo dire che l’ostacolo veniva in primis dalle mie colleghe di modulo e quindi dai genitori..Era più importante fare laboratori di latino (scuola primaria) La scuola nozionistica non mi è mai piaciuta e l’ho sempre ostacolata ..nel mio piccolo..speriamo che qualcosa sia cambiata…..
Ciao raffaella,
in realtà io ho sempre proposto l’albero al di fuori dei classici circuiti e ho avuto moltissime difficoltà. Tranne hce con la scuola di santo stefano dove si è creato un feeling particolare con la maestra. L’albero non ha bisogno di lezioni. Dico ai bimbi di mandarmi una favola, gli do la mia e gli chiedo le foto dei rifiuti e l’incontro una, massimo due volte. Poi metto le loro favole on line e dopo la festa del colore i disegni sulle discariche. Ed è fatta. Certo c’è un lavoro immenso dietro e la maggior parte delle volte hai a che fare con persone insensibili, ma fa niente, finchè ce la faccio vado avanti. Allora, quando vuoi, dici ai tuoi alunni di fare una bella favola e di mandarla, sarò felice di ospitarla. Ciao carissima
Caro amico albero ormai non insegno più..sono in pensione.Se fossi stata ancora in servizio certo con il tuo appoggio avrei avuto più Forza. Ho coinvolto la mia nipotina che ,come sai, ti ha spedito la sua favola..La piccola frequenta la quinta classe della scuola primaria a Napoli e non ti dico il suo rammarico al rifiuto delle sue insegnanti quando ha chiesto di poter leggere la favola e se si poteva coinvolgere la classe..Mi ha chiamato tutta dispiaciuta..non dico altro. Ho avuto tra i miei alunni ragazzi della tua zona e una ragazza porta anche il tuo cognome.Penso,però, che con te ha in comune solo il cognome..Sono veramente avvilita per come vengono “educati” i nostri ragazzi…Oggi è importante APPARIRE…
Sai io cerco sempre di andare in montagna E lì mi fermo a pensare ogni tanto e a mettere radici. Poi scendo e vorrei tanto ritrovare solo persone come te e alcuni altri, ma la maggioranza sono diversi. Che fare? Niente non si può cambiare. Siamo come l’acqua, prima o poi ci ripuliremo, dai…
Debbo dirti, con ritardo, scusami, che la scuola è sefondo me ancora pre Dewey, nel snso che scuola e società, almeno parecchie volte, continuano a restare un binomio difficile da unire.