Qualche giorno fa mia moglie ha raccolto un falco sulla Santa Cristina, tornando da scuola. Era ferito a un’ala ed era in condizioni davvero difficili. Quando l’ha portato a casa ci siamo attivati per capire cosa fare, quali sono le procedure da seguire, come aiutare l’animale, visto che stava davvero male e l’ala era già infetta. Ho iniziato a telefonare, ed è cominciata la fiera dell’est. Chiamo innanzitutto il Corpo della Forestale di Avellino, che mi dice di chiamare il 1515. Al 1515 mi spiegano che adesso la legge prevede che un animale selvaggio per essere trasportato deve giovarsi dello stesso servizio di noi umani, quindi bisogna che lo trasporti il 118 che ha i mezzi adatti – con che aggravio per il contribuente! – e affidarsi alle cure dell’ASL. Si sarebbe occupato lui di chiamare l’Asl di Avellino e l’ha fatto. A quel punto abbiamo contattato l’ASL e ci ha detto che ci avrebbe passato il servizio veterinario, però al Servizio Veterinario non c’era il responsabile e non sapevano che procedura seguire, quindi abbiamo aspettato, ma nessuna notizia. Dopo un po’ ho chiamato il WWF che mi ha specificato tramite le guardie ambientali che spettava all’ASL o alla Polizia provinciale. Al che ho chiamato i Carabinieri e loro mi hanno rimandato al Corpo Forestale, che mi ha rimandato al 1515 – il quale mi ha specificato di aver chiamato anche la Polizia Provinciale, ma ache anche loro, poveretti, se avessero provveduto con mezzi propri a trasportare il falco sarebbero stati aspramente redarguiti. Quindi il 1515 ha richiamalo l’ASL e ha sollecitato il Servizio Veterinario. C’era un solo veterinario, poveretto, che ci ha chiesto di portare noi il falco da lui. Lo abbiamo portato lì, ma ha detto che l’ala era in cancrena e che il giorno dopo l’avrebbero mandato al Centro il Frullone di Napoli che è l’unico a gestire tutta l’avifauna e i recuperi e sta a Napoli. Essendo notoriamente i falchi animali previdenti andranno tutti a infortunarsi in città visto che sulle montagne non c’è chi è attrezzato. La morale? Io ho impiegato circa tre ore per risolvere la situazione. Non so ancora se il falco si è salvato, ma c’erano pochi margini, in ogni caso l’ala si sarebbe dovuta amputare. E il contribuente che ha a cuore la sorte del falco? La legge prevede uno spreco di denaro pubblico e le cure agli animali in questo modo non vengono garantite. Inoltre la catena di comando è davvero spezzettata e, seppure abbia trovato accoglienza e gentilezza in tutte le fasi, sono tutti nell’impossibilità di organizzarsi come si deve. E i falchi? Mi raccomando non vi ammalate, altrimenti ci pensa Madre Natura!