Dalla montagna di Santo Stefano del Sole, scendendo da Piano della Guardia e proseguendo verso Volturara Irpina c’è una striscia di terra di proprietà del comune di Sorbo Serpico in prossimità di contrada Vallicella. E’ qui che è stato ritrovato ieri un bidone vuoto su cui spiccava il simbolo internazionale della radioattività. Sul posto sono intervenuti il Comando dei Carabinieri di Salza Irpina, i Vigili del fuoco e successivamente il Corpo Forestale di Chiusano. Allo stato attuale l’indagine è in corso, ma il dato certo è che all’interno del fusto non erano contenuti rifiuti radioattivi e, sembrerebbe, non vi siano pericoli di contaminazione.
Il rinvenimento ha avuto luogo in una vasta area montana nella quale sono state già segnalate e denunciate discariche e microdiscariche. Ma, intanto, come è arrivato lì quel bidone? Elementi di un giallo che prova a dedurre Alessandro Iacuelli, autore de “Le Vie infinite dei Rifiuti” e protagonista del documentario “Affari sporchi”. «Il simbolo presente sul bidone – afferma Iacuelli – viene apposto da circa sessanta anni solo e unicamente sui contenitori di materiale radioattivo. In dieci anni che mi occupo di rifiuti speciali è la prima volta che lo vedo in Campania e il tipo di fusto indica che non si tratta di materiale radiologico, proviene dall’industria nucleare. Il fusto è precedente o successivo al 1987? Questo cambia tutto. Prima del 1987, la filiera nucleare era pubblica e dell’Enel, dopo il 1987 e l’abolizione con il referendum l’industria nucleare ha chiuso. Quindi il fusto o era di proprietà dell’Enel quando era pubblica o doveva disfarsene successivamente perché aveva chiuso oppure non è di provenienza italiana, ma estera. Quando le forze dell’ordine hanno trovato il Torio a Piazza Castello ad Avellino il materiale è stato datato intorno alla metà degli anni 60. Ad indagine chiusa e analisi terminate, da cittadini, vorremmo porre due domande: da quanto tempo stava lì e di che materiale è fatto il bidone. Infatti se il fusto è di piombo si tratta di un isolante che sbarra la radioattività, se invece è di ferro il materiale si lascia attraversare e a sua volta si contamina. A Fukushima persino il cemento si è contaminato». Comunque vada la presenza di discariche abusive su queste montagne è un dato di fatto e le azioni di controllo andranno inevitabilmente a scemare visto che a fine anno chiuderà il Corpo Forestale di Chiusano, già sottodimensionato, e nessuno degli otto comuni afferenti ha messo a disposizione i locali per una caserma. Ad Ercolano “Let’s do it Italy”, organizzazione per la quale Iacuelli è il referente della mappatura delle discariche del Vesuvio, pone oggi il tema della questione dei rifiuti e domani realizza il suo evento nazionale Clean up Vesuvio. Quali sono, allora, per chi conosce a fondo il tema, i passi per creare un tavolo tecnico che ponga la questione delle bonifiche e del controllo del territorio? «Per le bonifiche il problema – dichiara Iacuelli – è che gli sversamenti vanno avanti da anni e materiali diversi sono stati miscelati tra loro creando sostanze diverse. Questo ha dato origine anche a delle reazioni chimiche e in Italia e in Campania non sappiamo cosa c’è a terra e sotto terra. I fondi non ci sono, ma, se ci fossero, ancora oggi non sappiamo la situazione reale quale è e quasi tutte le discariche non sono mai state analizzate. Le bonifiche si possono fare solo se la zona contaminata è stata caratterizzata che vuol dire analizzare l’acqua e il terreno in superficie e in profondità. Dovremmo sapere esattamente che cosa c’è perché la fase preliminare di ogni bonifica è l’analisi chimica. Un piccolo comune da solo non può fare niente. Per questo motivo ad un tavolo tecnico dovrebbero partecipare, oltre a tecnici esperti, la Provincia che ha competenza legale in materia, l’ARPAC, il Ministero dell’Ambiente e i Comuni dove ci sono le discariche».
Da Il Mattino, Redazione di Avellino 8/06/2013, Virginiano Spiniello.
Affari Sporchi
Le vie infinite dei rifiuti, 2007 Altrenotizie e poi rieditato da Rinascita, 2008
Scheda introduttiva
L’inquinamento costante e sistematico dell’ambiente e dei suoi abitanti sta cambiando la morfologia del paesaggio, rendendolo ormai molto simile ad una grande discarica. Ciò che è visibile ad occhio nudo, tuttavia, non basta per comprendere un fenomeno molto più complesso, il cosiddetto “business dei rifiuti”
Nel desolante paesaggio generale emerge Napoli, che agonizza soffocata dalle esalazioni dei rifiuti urbani, e la Campania, che muore avvelenata da materiali tossici, dalla politica compiacente e dalla criminalità che la assedia.
“Le vie infinite dei rifiuti” è un’inchiesta giornalistica che ricostruisce il viaggio e lo smaltimento dei materiali tossici verso la Campania e le motivazioni concrete dell’ormai cronica “emergenza rifiuti” della regione.
Per ulteriori informazioni consulta il sito ufficiale di Alessandro Iacuelli e leggi il libro Le vie infinite dei rifiuti in versione integrale.