C’erano una volta, tanto tanto tempo fa, una regina un re e un vecchio druido.
Essi vivevano in un regno chiamato Coll ed il perché di questo strano nome verrà presto spiegato.
Era un luogo alquanto bizzarro questo regno: pochi erano i suoi abitanti e quei pochi che c’erano si concentravano sulle rive del lago Connla. La vegetazione era assai ricca, non si era mai patita la fame, né la sete. Anche quando la grande carestia aveva messo quasi in ginocchio i villaggi vicini, tutti i loro abitanti non erano mai stati abbandonati al loro destino ed avevano trovato salvezza grazie alla generosità della terra di Coll.
Ma ciò che più caratterizzava questo regno e, in maniera particolare, il suo lago era la presenza umile ma al contempo solenne dei nove nocciòli affacciati sul lago Connla, chiamati da tutti i Nove Saggi del Lago.
C’erano strane leggende che aleggiavano su Coll e sui suoi noccioli: si diceva, ad esempio, che i nove noccioli erano nati a distanza di nove anni l’uno dall’altro. Nulla si sapeva sull’anno della loro nascita, ma la cosa certa era la differenza di età che intercorreva fra loro. Ogni nove anni ne nasceva uno fino a quando, raggiunti i nove non ne nacquero più. Infatti, quando crescevano, i noccioli si trasformavano in meli, peri, noci, castagni. E la frutta che davano era la migliore della contea. Era anche per questo che gli abitanti di Coll non hanno mai patito la fame. Infatti i loro erano alberi-nocciolo, sapevano sempre cosa era meglio fare per sopravvivere. A volte le noci allungavano le radici ad intrecciarsi con quelle dei meli, scambiandosi informazioni, verificando che un metro più in là c’era del nutriente adatto ai noci e non ai meli; a volte si scambiavano effusioni sottoterra e facevano nascere altri alberi straordinari. Fu così che nacquero i peromeli e i castanoci di Coll, famosi in tutta la contea e nel regno della Regina Prima e del Re Ultimo.
Nessuno conosceva il perché di questo strano fenomeno, ma tutti gli abitanti lo avevano sempre considerato di buon auspicio. Anche il Re e la Regina non si ponevano domande e nei loro cuori vi era sempre la segreta speranza che mai nessuno andasse ad indagare sul perché e sul per come. Vi erano altre bizzarrìe nel Regno di Coll che però facevano cosa gradita a tutti.
Nel lago Connla si riversavano le acque chiare di un fiume, non troppo grande né troppo piccolo, che portava sempre una gran quantità di salmoni che invece di andar controcorrente, come solo i salmoni sanno fare, seguivano la corrente del fiume e scendevano placidamente e senza sorpresa ad arricchire le acque del lago. Questi salmoni avevano una passione per le nocciole e nel lago ne cadevano in gran quantità, così sembrava quasi che venissero apposta al lago, per cibarsi di queste che per loro erano prelibate leccornie. E per ogni nocciola che essi mangiavano, compariva una macchia brillante sul loro corpo e li rendeva luminosi. Così, di notte, tutti gli innamorati del regno si recavano al lago per vedere quel cielo stellato in terra; perché questo sembrava, soprattutto quando ci si sedeva sul ramo di uno dei noccioli e si guardava il lago dall’alto: un cielo a terra costellato di stelle luminose.
C’erano comunque altre voci, che si tramandavano di generazione in generazione. Si diceva che ogni nocciolo avesse un pregio: c’erano così la Bellezza, la Saggezza, la Generosità, la Sapienza, la Gioia, la Semplicità, l’Ospitalità, la Sincerità e l’Amore. Mai, nel corso dei secoli, uno dei noccioli era seccato o non aveva dato frutti, anzi erano sempre carichi di ogni bene e influenzavano gli altri alberi e gli animali.
Ma ogni cosa ha luci e ombre e i pesci, si sa, hanno anche le spine. Nella Contea di Nim, sulle sponde del Lago Orc, viveva un uomo che tutti chiamavano Fionn. Era un vecchio druido alto e allampanato, gli piaceva giocare con gli alambicchi e creava ogni giorno nuovi elementi strani nella sua provetta, giocando a fare Dio con la terra, il sole, l’acqua, il vento e il fuoco.
Il vecchio Fionn aveva trovato lavoro nel Regno di Coll. Tutti i suoi alambicchi avevano catturato l’attenzione del Re e della Regina, i quali avevano riposto in lui la non tanto segreta speranza di riuscire a trovare un modo per sovvertire l’ordine naturale delle cose. Visto il grande potere benefico dei nove Saggi del Lago, essi si auguravano la nascita di altri noccioli e visto che la natura non provvedeva da secoli forse l’alchimia poteva dare qualche risultato.
– Oh vecchio Fionn, aveva un giorno chiamato il Re, trova un modo con i tuoi potenti alambicchi di rendere più feconda la natura di modo da donarci altri Saggi. Abbiamo sempre frutti diversi, non ce ne lamentiamo naturalmente, ma se si riuscisse ad avere altri noccioli tante più genti potrebbero godere dei frutti miracolosi dei Saggi. Il nostro regno potrà così essere noto a tutte le contee del globo, per i suoi alberi dai frutti miracolosi ed il nostro potrà così diventare un regno fiorente e potente. Potremmo avere più merci di scambio e ampliare i nostri confini, nessuno oserebbe essere nostro nemico e avremmo un esercito tanto numeroso da essere invincibile.
– Maestà, ciò che mi chiedete costerà tanto danaro e tanto tempo anche, replicò il druido. Inoltre, non vi è certezza di esito felice. Tuttavia, ogni cosa in mio potere verrà fatta per esaudire il vostro desiderio. E se non dovessi riuscire ad ottenere più alberi, farò in modo di creare un’essenza che dia loro frutti più grossi e portentosi, cosicché si moltiplicheranno e divideranno i frutti anziché gli alberi.
– Non importano il tempo né il danaro che ti occorreranno. Ne avrai in abbondanza dell’uno e dell’altro. Il tuo nome sarà conosciuto ovunque. Tutti invocheranno il grande druido Fionn se otterrai in tutto, o anche in parte, ciò che ti chiedo.
E così fu che il vecchio druido si mise all’opera. Il sole inseguì la luna molte volte, ma mai cessarono fumo e rumori dalla vecchia torre del castello, dove l’alchimista lavorava senza sosta.
Ora si gettava nel lago Connla, il Fiume dei Salmoni che veniva, dopo curve e tortuosità, dalla Contea di Nim. Da quella terra, non molto lontano, che un giorno d’ottobre si videro arrivare nuvole nere, accompagnate da lampi e tuoni e su di esse Fionn volava sospeso portando i suoi alambicchi e le sue provette.
O almeno fu questa la visione che ebbe il Re Ultimo. In realtà, il giorno prima aveva dato udienza al druido, visto che quest’ultimo aveva detto di aver grandi notizie per lui:
– Maestà, credo proprio di essere arrivato a qualcosa di inaspettato e anche insperato. Questa polvere magica nutrirà i Nove Saggi di Connla generandone altri ancora e facendoli crescere addirittura più velocemente dei castanoci e con frutti più grandi dei peromeli. Bisognerà metterne tutt’intorno alle loro radici, cosicché ne cresceranno altri della stessa specie e si bloccherà la crescita di tutti gli altri alberi.
Ma, chissà perché, nonostante fosse stata sua la richiesta di modificare la natura dei Nove saggi era una magia che a Ultimo non piaceva. Ne parlò con Prima, quella mattina.
– Hai sentito?
– Cosa, Ultimo?
– Della magia di Fionn.
– Si. Vedo però che poco ha a che fare con la magia che tu desideravi. Credo che il vecchio Fionn ti abbia frainteso marito mio, mi sembra che questa sua magia farà molto arrabbiare “Colui che Sa” e che ha messo in bell’ordine la natura delle piante e degli animali. Quale sarà mai il prezzo che dovremmo pagare perché possiamo avere i frutti che il druido decanta con tanto fervore. Desisti dai tuoi propositi, te ne prego. Tu sei il Re, ogni tuo capriccio non verrà mai giudicato, sarà sempre considerato come il capriccio di un re; e Fionn avrà ciò per cui ha tanto lavorato. Le nostre genti sono liete dei frutti dei Nove Saggi e dei loro bizzarri figli e non hanno mai chiesto un frutto di più o di diverso. La polvere magica che Fionn esalta così tanto, mi sembra di un colore troppo scuro per far nascere qualcosa di buono. Torna sui tuoi passi e pensa ai colori e ai profumi della contea. Sei proprio sicuro che i rimedi di Fionn siano migliori di quelli della natura?
– Beh, forse non hai tutti i torti moglie. D’altronde si può sempre cambiare idea e c’è ancora tempo per porre rimedio ai nostri intenti. Darò a Fionn la ricompensa che merita, senza nulla togliergli; non sia mai che qualcuno che ha lavorato così alacremente per il nostro regno, vada via sentendosi come sfruttato e poco ringraziato. E’ meglio lasciare tutto com’è, prima che Colui che Sa si accorga dei nostri intenti e scateni la sua ira su quello che di certo abbiamo già. L’ordine naturale delle cose deve essere rispettato.
– Sono contenta Ultimo che la ragione ti sia stata consigliera. Va quindi subito da Fionn e comunicagli il nostro cambio di proposito. Se sarai generoso con lui, non dovrebbe far alcuna storia. Sta comunque in guardia, visto che il suo potere è grande ed il suo carattere iroso e vendicativo; e questi, purtroppo, sono ingredienti che se miscelati possono recar danno e disastri. Io conosco Fionn e la sua fama di potenza è preceduta solo dalla sua nomèa di uomo di vendetta e collera.
Così accadde che il ravveduto re si recò alla torre del castello per arrestare il druido di persona prima che fosse troppo tardi.
Mentre il re e la regina si davano tanta pena per proteggere la contea dalla magia del druido, egli proseguiva indisturbato nei suoi piani ed avendo subodorato la titubanza del re si era recato nelle contee vicine per cercar di vendere la sua polvere magica: ‘Se questo re si farà prendere da troppi inutili scrupoli, potrò ricavar qualche tesoro dalle vicine contee i cui governanti non hanno mostrato un’eccessiva moralità. E se invece lui acconsentirà, avrò guadagnato da lui e dagli altri. D’altronde, se la mia polvere è buona per i Nove Saggi, sarà anche buona per gli altri alberi!’ Così pensava Fionn e così fece. Chiese udienza ai governanti delle vicine contee e quasi tutti acquistarono la sua polvere dandogli grandi quantità di monete d’oro che lui subito andò a nascondere nella sua vecchia casa.
Arrivato ai piedi della torre del castello, il re guardò in alto ed ebbe la rassicurante sensazione di aver fatto bene a prendere la saggia decisione di rifiutare la pozione di Fionn: sulla torre si era formata una nube oscura e puzzolente che si allargava sempre più. E mano a mano che saliva sulla torre i rumori diventavano sempre più assordanti e guardando in lontananza, il re vide che la stessa nube si era formata sui campi delle vicine contee. Arrivato in cima bussò alla porta del laboratorio di Fionn che aprì la porta avvolto da una nuvola di fumo grigiastro e maleodorante, soltanto gli occhi luccicavano ed erano divenuti talmente grandi da sembrare gli occhi di un folle.
– “Maestà, qual buon vento!?”, chiese Fionn con un tono di voce alterata e cantilenante. “A cosa debbo l’onore di questa inattesa visita? La mia pozione è miracolosa, sire. Ogni buon contadino che l’ha provata ha visto nascere dei frutti grandi e belli, senza alcun parassita che ne disturbasse la crescita e la bontà. Immaginate quali potranno essere i vantaggi se le radici dei Nove Saggi se ne ciberanno. Potrete avere ciò che desideravate … non ricordate, sire le vostre parole ‘il nostro potrà così diventare un regno fiorente e potente. Potremmo avere più merci di scambio e ampliare i nostri confini, nessuno oserebbe essere nostro nemico e avremmo un esercito tanto numeroso da essere invincibile.’ Io ho esaudito i vostri desideri, maestà. Ho creato la pozione che renderà Coll potente e grande e voi sarete il re che avrà reso tale il vostro regno e verrete ricordato per questo dai posteri a venire. Ognuno avrà ciò che più ha bramato ed io sarò il grande druido che piegato la natura al suo volere.
– Ti sono grato Fionn per il tuo impegno e la tua instancabilità. Stabilisci il tuo prezzo per ciò che hai creato e poi, te ne prego, stabiliscine un altro per lo stesso che distruggerai, perché la regina ed io desideriamo por fine alle tue angosciose e faticose ricerche. Ci basta la lealtà e la laboriosità da te dimostrata, ma ti prego distruggi ciò che per noi hai creato e ti sarà dato quanto chiederai e anche di più se necessario. Sei e sarai il più grande druido di tutti i tempi ed io farò in modo che tutte le contee vicine e lontane lo sappiano, ma prima che Colui che Sa venga a conoscenza di quanto accaduto, preferiamo rinunciare ai vecchi e ahimé, forse funesti propositi e ritornare alla tradizione e a quanto i Nove Saggi ed i loro bizzarri figli hanno deciso di donarci.
– Maestà mi rincresce, i vostri ripensamenti arrivano ben tardi. La mia pozione è già abbondantemente in uso in tutte le contee vicine ed anche quelle lontane, data la miracolosità della polvere, ne hanno fatto richiesta e saranno soddisfatte. Non c’è verso, temo, di tornare indietro. Colui che Sa se ne farà una ragione e non potrà far nulla contro il volere di tutte le genti avvedute che vogliono arricchire le loro coltivazioni a beneficio loro e di quanti hanno bisogno.
– Ah, scellerato cosa hai fatto!! Hai visto le nubi che hai portato insieme alla miracolosità della tua pozione… hai sentito l’odore nauseabondo che si scatena dalle loro nebbie e come tutti a valle debbano camminare con gli occhi e le bocche serrate perché fumo e puzza non entrino ad inquinare i loro polmoni e ad annerire le loro anime. Come hai potuto non vedere… sei forse divenuto privo di vista e di olfatto, oltre che di senno?! I frutti dei tuoi nuovi alberi cadranno nel Fiume dei Salmoni ed i pesci se ne ciberanno. Non ci saranno più macchie luminose sui loro dorsi. Per non parlare dei frutti, saranno sì grossi e belli a vedersi ma sei davvero sicuro che saranno anche buoni da mangiare e da sfamare tutte le genti che ne avranno bisogno?!
– La gente mangia di tutto, maestà. E se non aggraderà loro questo, si adatteranno a mangiare altro… come è sempre stato fin dai secoli passati Di fame non è mai morto nessuno e mai nessuno morirà, anzi ci saranno frutti ancor più in abbondanza. Vogliamo preoccuparci fin da ora della loro qualità? Lasciamo a chi seguirà questo problema. E’ troppo tardi adesso per farci dei problemi di coscienza.
Il re, avvilito e sconfitto, tornò dalla regina. Nei loro cuori albergava un profondo pentimento per quanto accaduto. Il futuro si prospettava nero e maleodorante come il paesaggio circostante. Passarono giorni a pensare e alla fine convennero che non avevano alcun potere per rimediare. L’unica cosa che potevano fare per limitare i danni era una scelta dolorosa e chissà per quanto tempo efficace: avrebbero soltanto rimandato la sorte. L’isolamento si presentò come ultima scelta. Aiutati dalla magia dei nove noccioli deviarono il corso del Fiume dei Salmoni e lo allontanarono dal proprio lago. Il lago decrebbe e nella parte asciutta che restò crearono un grande noccioleto che avrebbe sfamato la propria gente negli anni a venire. Era un noccioleto che non avrebbe mai visto le magie di Fionn.
Il loro regno rimase isolato dal resto del mondo cento e cinquanta anni. Insieme al Fiume dei Salmoni era sparita la strada che raggiungeva il lago ed era cresciuta una foresta enorme tra il fiume e il resto del loro regno. Una foresta che si diceva stregata e nella quale Fionn e i suoi discendenti non andavano per timore e pigrizia. Il Re e la Regina erano morti da un po’ quando i figli della terra di Nim decisero che quella foresta era sprecata. In quegli anni Fionn aveva inventato tante cose, un carro con le ruote e senza cavalli, altre polveri che facevano crescere a dismisura i frutti sia in grandezza che in quantità e altre che allontanavano gramigne e parassiti. E i figli di Nim si erano moltiplicati, erano davvero tanti e avevano bisogno di spazio, visto che vivevano uno sopra l’altro, si può dire. Fu così che si decisero a tagliare la foresta incantata. Quando gli ultimi alberi caddero, con un profondo e lungo lamento e uno stridore di cortecce, i figli di Nim videro, in lontananza, la terra di Coll. E rimasero paralizzati da quel grande e sacro noccioleto, sul quale vegliavano i Nove Saggi e le loro virtù.
Fu questione di poco e il primo figlio di Nim entrò nella Contea di Coll incontrando il pronipote di Ultimo, che si chiamava come il bisnonno.
Era un vecchio gentile Ultimo e non seppe negare l’accesso alle sue terre e ai suoi noccioli sacri.
I figli di Nim, i pronipoti di Fionn, non ci misero molto a impadronirsi di Coll e presto, nei mesi successivi, iniziarono a chiedersi perché in un noccioleto così ampio si producessero così poche nocciole, e così piccole, ancora.
Ci avrebbero pensato loro, con la polvere magica di Fionn, e i carri senza ruote, e le macchine e il resto, a far produrre quel noccioleto, a renderlo fertile e rigoglioso come il loro bis-bisnonno Fionn aveva fatto anni e anni addietro. Ed è così che si è ripetuta la storia e che tutt’oggi si ripete.
Così ogni volta che passiamo davanti ad un nocciolo ripensiamo al regno di Coll e ai suoi Nove Saggi e a come questi si affacciavano sul Lago Connla e lambivano con i loro rami e le loro foglie le acque pure del lago; ripensiamo ai Salmoni, a come un tempo si gettavano in quelle acque incontaminate e a come, invece, oggi rifuggono da qualsiasi acqua ferma e preferiscono risalire le correnti per giungere alle sorgenti dove l’acqua si conserva, chissà per quanto ancora, limpida e chiara; ripensiamo al Re, alla Regina e al vecchio Druido che mascherarono di bontà i loro desideri.
Essi vivevano in un regno chiamato Coll ed il perché di questo strano nome verrà presto spiegato.
Era un luogo alquanto bizzarro questo regno: pochi erano i suoi abitanti e quei pochi che c’erano si concentravano sulle rive del lago Connla. La vegetazione era assai ricca, non si era mai patita la fame, né la sete. Anche quando la grande carestia aveva messo quasi in ginocchio i villaggi vicini, tutti i loro abitanti non erano mai stati abbandonati al loro destino ed avevano trovato salvezza grazie alla generosità della terra di Coll.
Ma ciò che più caratterizzava questo regno e, in maniera particolare, il suo lago era la presenza umile ma al contempo solenne dei nove nocciòli affacciati sul lago Connla, chiamati da tutti i Nove Saggi del Lago.
C’erano strane leggende che aleggiavano su Coll e sui suoi noccioli: si diceva, ad esempio, che i nove noccioli erano nati a distanza di nove anni l’uno dall’altro. Nulla si sapeva sull’anno della loro nascita, ma la cosa certa era la differenza di età che intercorreva fra loro. Ogni nove anni ne nasceva uno fino a quando, raggiunti i nove non ne nacquero più. Infatti, quando crescevano, i noccioli si trasformavano in meli, peri, noci, castagni. E la frutta che davano era la migliore della contea. Era anche per questo che gli abitanti di Coll non hanno mai patito la fame. Infatti i loro erano alberi-nocciolo, sapevano sempre cosa era meglio fare per sopravvivere. A volte le noci allungavano le radici ad intrecciarsi con quelle dei meli, scambiandosi informazioni, verificando che un metro più in là c’era del nutriente adatto ai noci e non ai meli; a volte si scambiavano effusioni sottoterra e facevano nascere altri alberi straordinari. Fu così che nacquero i peromeli e i castanoci di Coll, famosi in tutta la contea e nel regno della Regina Prima e del Re Ultimo.
Nessuno conosceva il perché di questo strano fenomeno, ma tutti gli abitanti lo avevano sempre considerato di buon auspicio. Anche il Re e la Regina non si ponevano domande e nei loro cuori vi era sempre la segreta speranza che mai nessuno andasse ad indagare sul perché e sul per come. Vi erano altre bizzarrìe nel Regno di Coll che però facevano cosa gradita a tutti.
Nel lago Connla si riversavano le acque chiare di un fiume, non troppo grande né troppo piccolo, che portava sempre una gran quantità di salmoni che invece di andar controcorrente, come solo i salmoni sanno fare, seguivano la corrente del fiume e scendevano placidamente e senza sorpresa ad arricchire le acque del lago. Questi salmoni avevano una passione per le nocciole e nel lago ne cadevano in gran quantità, così sembrava quasi che venissero apposta al lago, per cibarsi di queste che per loro erano prelibate leccornie. E per ogni nocciola che essi mangiavano, compariva una macchia brillante sul loro corpo e li rendeva luminosi. Così, di notte, tutti gli innamorati del regno si recavano al lago per vedere quel cielo stellato in terra; perché questo sembrava, soprattutto quando ci si sedeva sul ramo di uno dei noccioli e si guardava il lago dall’alto: un cielo a terra costellato di stelle luminose.
C’erano comunque altre voci, che si tramandavano di generazione in generazione. Si diceva che ogni nocciolo avesse un pregio: c’erano così la Bellezza, la Saggezza, la Generosità, la Sapienza, la Gioia, la Semplicità, l’Ospitalità, la Sincerità e l’Amore. Mai, nel corso dei secoli, uno dei noccioli era seccato o non aveva dato frutti, anzi erano sempre carichi di ogni bene e influenzavano gli altri alberi e gli animali.
Ma ogni cosa ha luci e ombre e i pesci, si sa, hanno anche le spine. Nella Contea di Nim, sulle sponde del Lago Orc, viveva un uomo che tutti chiamavano Fionn. Era un vecchio druido alto e allampanato, gli piaceva giocare con gli alambicchi e creava ogni giorno nuovi elementi strani nella sua provetta, giocando a fare Dio con la terra, il sole, l’acqua, il vento e il fuoco.
Il vecchio Fionn aveva trovato lavoro nel Regno di Coll. Tutti i suoi alambicchi avevano catturato l’attenzione del Re e della Regina, i quali avevano riposto in lui la non tanto segreta speranza di riuscire a trovare un modo per sovvertire l’ordine naturale delle cose. Visto il grande potere benefico dei nove Saggi del Lago, essi si auguravano la nascita di altri noccioli e visto che la natura non provvedeva da secoli forse l’alchimia poteva dare qualche risultato.
– Oh vecchio Fionn, aveva un giorno chiamato il Re, trova un modo con i tuoi potenti alambicchi di rendere più feconda la natura di modo da donarci altri Saggi. Abbiamo sempre frutti diversi, non ce ne lamentiamo naturalmente, ma se si riuscisse ad avere altri noccioli tante più genti potrebbero godere dei frutti miracolosi dei Saggi. Il nostro regno potrà così essere noto a tutte le contee del globo, per i suoi alberi dai frutti miracolosi ed il nostro potrà così diventare un regno fiorente e potente. Potremmo avere più merci di scambio e ampliare i nostri confini, nessuno oserebbe essere nostro nemico e avremmo un esercito tanto numeroso da essere invincibile.
– Maestà, ciò che mi chiedete costerà tanto danaro e tanto tempo anche, replicò il druido. Inoltre, non vi è certezza di esito felice. Tuttavia, ogni cosa in mio potere verrà fatta per esaudire il vostro desiderio. E se non dovessi riuscire ad ottenere più alberi, farò in modo di creare un’essenza che dia loro frutti più grossi e portentosi, cosicché si moltiplicheranno e divideranno i frutti anziché gli alberi.
– Non importano il tempo né il danaro che ti occorreranno. Ne avrai in abbondanza dell’uno e dell’altro. Il tuo nome sarà conosciuto ovunque. Tutti invocheranno il grande druido Fionn se otterrai in tutto, o anche in parte, ciò che ti chiedo.
E così fu che il vecchio druido si mise all’opera. Il sole inseguì la luna molte volte, ma mai cessarono fumo e rumori dalla vecchia torre del castello, dove l’alchimista lavorava senza sosta.
Ora si gettava nel lago Connla, il Fiume dei Salmoni che veniva, dopo curve e tortuosità, dalla Contea di Nim. Da quella terra, non molto lontano, che un giorno d’ottobre si videro arrivare nuvole nere, accompagnate da lampi e tuoni e su di esse Fionn volava sospeso portando i suoi alambicchi e le sue provette.
O almeno fu questa la visione che ebbe il Re Ultimo. In realtà, il giorno prima aveva dato udienza al druido, visto che quest’ultimo aveva detto di aver grandi notizie per lui:
– Maestà, credo proprio di essere arrivato a qualcosa di inaspettato e anche insperato. Questa polvere magica nutrirà i Nove Saggi di Connla generandone altri ancora e facendoli crescere addirittura più velocemente dei castanoci e con frutti più grandi dei peromeli. Bisognerà metterne tutt’intorno alle loro radici, cosicché ne cresceranno altri della stessa specie e si bloccherà la crescita di tutti gli altri alberi.
Ma, chissà perché, nonostante fosse stata sua la richiesta di modificare la natura dei Nove saggi era una magia che a Ultimo non piaceva. Ne parlò con Prima, quella mattina.
– Hai sentito?
– Cosa, Ultimo?
– Della magia di Fionn.
– Si. Vedo però che poco ha a che fare con la magia che tu desideravi. Credo che il vecchio Fionn ti abbia frainteso marito mio, mi sembra che questa sua magia farà molto arrabbiare “Colui che Sa” e che ha messo in bell’ordine la natura delle piante e degli animali. Quale sarà mai il prezzo che dovremmo pagare perché possiamo avere i frutti che il druido decanta con tanto fervore. Desisti dai tuoi propositi, te ne prego. Tu sei il Re, ogni tuo capriccio non verrà mai giudicato, sarà sempre considerato come il capriccio di un re; e Fionn avrà ciò per cui ha tanto lavorato. Le nostre genti sono liete dei frutti dei Nove Saggi e dei loro bizzarri figli e non hanno mai chiesto un frutto di più o di diverso. La polvere magica che Fionn esalta così tanto, mi sembra di un colore troppo scuro per far nascere qualcosa di buono. Torna sui tuoi passi e pensa ai colori e ai profumi della contea. Sei proprio sicuro che i rimedi di Fionn siano migliori di quelli della natura?
– Beh, forse non hai tutti i torti moglie. D’altronde si può sempre cambiare idea e c’è ancora tempo per porre rimedio ai nostri intenti. Darò a Fionn la ricompensa che merita, senza nulla togliergli; non sia mai che qualcuno che ha lavorato così alacremente per il nostro regno, vada via sentendosi come sfruttato e poco ringraziato. E’ meglio lasciare tutto com’è, prima che Colui che Sa si accorga dei nostri intenti e scateni la sua ira su quello che di certo abbiamo già. L’ordine naturale delle cose deve essere rispettato.
– Sono contenta Ultimo che la ragione ti sia stata consigliera. Va quindi subito da Fionn e comunicagli il nostro cambio di proposito. Se sarai generoso con lui, non dovrebbe far alcuna storia. Sta comunque in guardia, visto che il suo potere è grande ed il suo carattere iroso e vendicativo; e questi, purtroppo, sono ingredienti che se miscelati possono recar danno e disastri. Io conosco Fionn e la sua fama di potenza è preceduta solo dalla sua nomèa di uomo di vendetta e collera.
Così accadde che il ravveduto re si recò alla torre del castello per arrestare il druido di persona prima che fosse troppo tardi.
Mentre il re e la regina si davano tanta pena per proteggere la contea dalla magia del druido, egli proseguiva indisturbato nei suoi piani ed avendo subodorato la titubanza del re si era recato nelle contee vicine per cercar di vendere la sua polvere magica: ‘Se questo re si farà prendere da troppi inutili scrupoli, potrò ricavar qualche tesoro dalle vicine contee i cui governanti non hanno mostrato un’eccessiva moralità. E se invece lui acconsentirà, avrò guadagnato da lui e dagli altri. D’altronde, se la mia polvere è buona per i Nove Saggi, sarà anche buona per gli altri alberi!’ Così pensava Fionn e così fece. Chiese udienza ai governanti delle vicine contee e quasi tutti acquistarono la sua polvere dandogli grandi quantità di monete d’oro che lui subito andò a nascondere nella sua vecchia casa.
Arrivato ai piedi della torre del castello, il re guardò in alto ed ebbe la rassicurante sensazione di aver fatto bene a prendere la saggia decisione di rifiutare la pozione di Fionn: sulla torre si era formata una nube oscura e puzzolente che si allargava sempre più. E mano a mano che saliva sulla torre i rumori diventavano sempre più assordanti e guardando in lontananza, il re vide che la stessa nube si era formata sui campi delle vicine contee. Arrivato in cima bussò alla porta del laboratorio di Fionn che aprì la porta avvolto da una nuvola di fumo grigiastro e maleodorante, soltanto gli occhi luccicavano ed erano divenuti talmente grandi da sembrare gli occhi di un folle.
– “Maestà, qual buon vento!?”, chiese Fionn con un tono di voce alterata e cantilenante. “A cosa debbo l’onore di questa inattesa visita? La mia pozione è miracolosa, sire. Ogni buon contadino che l’ha provata ha visto nascere dei frutti grandi e belli, senza alcun parassita che ne disturbasse la crescita e la bontà. Immaginate quali potranno essere i vantaggi se le radici dei Nove Saggi se ne ciberanno. Potrete avere ciò che desideravate … non ricordate, sire le vostre parole ‘il nostro potrà così diventare un regno fiorente e potente. Potremmo avere più merci di scambio e ampliare i nostri confini, nessuno oserebbe essere nostro nemico e avremmo un esercito tanto numeroso da essere invincibile.’ Io ho esaudito i vostri desideri, maestà. Ho creato la pozione che renderà Coll potente e grande e voi sarete il re che avrà reso tale il vostro regno e verrete ricordato per questo dai posteri a venire. Ognuno avrà ciò che più ha bramato ed io sarò il grande druido che piegato la natura al suo volere.
– Ti sono grato Fionn per il tuo impegno e la tua instancabilità. Stabilisci il tuo prezzo per ciò che hai creato e poi, te ne prego, stabiliscine un altro per lo stesso che distruggerai, perché la regina ed io desideriamo por fine alle tue angosciose e faticose ricerche. Ci basta la lealtà e la laboriosità da te dimostrata, ma ti prego distruggi ciò che per noi hai creato e ti sarà dato quanto chiederai e anche di più se necessario. Sei e sarai il più grande druido di tutti i tempi ed io farò in modo che tutte le contee vicine e lontane lo sappiano, ma prima che Colui che Sa venga a conoscenza di quanto accaduto, preferiamo rinunciare ai vecchi e ahimé, forse funesti propositi e ritornare alla tradizione e a quanto i Nove Saggi ed i loro bizzarri figli hanno deciso di donarci.
– Maestà mi rincresce, i vostri ripensamenti arrivano ben tardi. La mia pozione è già abbondantemente in uso in tutte le contee vicine ed anche quelle lontane, data la miracolosità della polvere, ne hanno fatto richiesta e saranno soddisfatte. Non c’è verso, temo, di tornare indietro. Colui che Sa se ne farà una ragione e non potrà far nulla contro il volere di tutte le genti avvedute che vogliono arricchire le loro coltivazioni a beneficio loro e di quanti hanno bisogno.
– Ah, scellerato cosa hai fatto!! Hai visto le nubi che hai portato insieme alla miracolosità della tua pozione… hai sentito l’odore nauseabondo che si scatena dalle loro nebbie e come tutti a valle debbano camminare con gli occhi e le bocche serrate perché fumo e puzza non entrino ad inquinare i loro polmoni e ad annerire le loro anime. Come hai potuto non vedere… sei forse divenuto privo di vista e di olfatto, oltre che di senno?! I frutti dei tuoi nuovi alberi cadranno nel Fiume dei Salmoni ed i pesci se ne ciberanno. Non ci saranno più macchie luminose sui loro dorsi. Per non parlare dei frutti, saranno sì grossi e belli a vedersi ma sei davvero sicuro che saranno anche buoni da mangiare e da sfamare tutte le genti che ne avranno bisogno?!
– La gente mangia di tutto, maestà. E se non aggraderà loro questo, si adatteranno a mangiare altro… come è sempre stato fin dai secoli passati Di fame non è mai morto nessuno e mai nessuno morirà, anzi ci saranno frutti ancor più in abbondanza. Vogliamo preoccuparci fin da ora della loro qualità? Lasciamo a chi seguirà questo problema. E’ troppo tardi adesso per farci dei problemi di coscienza.
Il re, avvilito e sconfitto, tornò dalla regina. Nei loro cuori albergava un profondo pentimento per quanto accaduto. Il futuro si prospettava nero e maleodorante come il paesaggio circostante. Passarono giorni a pensare e alla fine convennero che non avevano alcun potere per rimediare. L’unica cosa che potevano fare per limitare i danni era una scelta dolorosa e chissà per quanto tempo efficace: avrebbero soltanto rimandato la sorte. L’isolamento si presentò come ultima scelta. Aiutati dalla magia dei nove noccioli deviarono il corso del Fiume dei Salmoni e lo allontanarono dal proprio lago. Il lago decrebbe e nella parte asciutta che restò crearono un grande noccioleto che avrebbe sfamato la propria gente negli anni a venire. Era un noccioleto che non avrebbe mai visto le magie di Fionn.
Il loro regno rimase isolato dal resto del mondo cento e cinquanta anni. Insieme al Fiume dei Salmoni era sparita la strada che raggiungeva il lago ed era cresciuta una foresta enorme tra il fiume e il resto del loro regno. Una foresta che si diceva stregata e nella quale Fionn e i suoi discendenti non andavano per timore e pigrizia. Il Re e la Regina erano morti da un po’ quando i figli della terra di Nim decisero che quella foresta era sprecata. In quegli anni Fionn aveva inventato tante cose, un carro con le ruote e senza cavalli, altre polveri che facevano crescere a dismisura i frutti sia in grandezza che in quantità e altre che allontanavano gramigne e parassiti. E i figli di Nim si erano moltiplicati, erano davvero tanti e avevano bisogno di spazio, visto che vivevano uno sopra l’altro, si può dire. Fu così che si decisero a tagliare la foresta incantata. Quando gli ultimi alberi caddero, con un profondo e lungo lamento e uno stridore di cortecce, i figli di Nim videro, in lontananza, la terra di Coll. E rimasero paralizzati da quel grande e sacro noccioleto, sul quale vegliavano i Nove Saggi e le loro virtù.
Fu questione di poco e il primo figlio di Nim entrò nella Contea di Coll incontrando il pronipote di Ultimo, che si chiamava come il bisnonno.
Era un vecchio gentile Ultimo e non seppe negare l’accesso alle sue terre e ai suoi noccioli sacri.
I figli di Nim, i pronipoti di Fionn, non ci misero molto a impadronirsi di Coll e presto, nei mesi successivi, iniziarono a chiedersi perché in un noccioleto così ampio si producessero così poche nocciole, e così piccole, ancora.
Ci avrebbero pensato loro, con la polvere magica di Fionn, e i carri senza ruote, e le macchine e il resto, a far produrre quel noccioleto, a renderlo fertile e rigoglioso come il loro bis-bisnonno Fionn aveva fatto anni e anni addietro. Ed è così che si è ripetuta la storia e che tutt’oggi si ripete.
Così ogni volta che passiamo davanti ad un nocciolo ripensiamo al regno di Coll e ai suoi Nove Saggi e a come questi si affacciavano sul Lago Connla e lambivano con i loro rami e le loro foglie le acque pure del lago; ripensiamo ai Salmoni, a come un tempo si gettavano in quelle acque incontaminate e a come, invece, oggi rifuggono da qualsiasi acqua ferma e preferiscono risalire le correnti per giungere alle sorgenti dove l’acqua si conserva, chissà per quanto ancora, limpida e chiara; ripensiamo al Re, alla Regina e al vecchio Druido che mascherarono di bontà i loro desideri.
Marisa Barile
Complimenti è una bellissima favola. L’autrice, con abile maestria, ci “costringe”a soffermarci sulle responsabilità dell’uomo nei riguardi di questa nostra cara Terra che giorno dopo giorno si vede privata dai tanti doni avuti da Colui che Sa.
Da far leggere a tutti per poi realizzare una “tavola rotonda” Come dice il Prof. Giovanni…sediamoci in cerchio e passiamoci il testimone..Condividere ..condividere per ….
Grazie per i complimenti, riferirò… E’ sempre un piacere avere le tue opinioni Raffaella. Grazie