«Economia dell’ambiente» è stato il titolo del workshop si è tenuto ieri, nelle sale del Castello di Manocalzati, all’interno dell’iniziativa di Amici della Terra Irpinia «I corridoi fluviali irpini, tra i SIC i corridoi ecologici». Il programma, nato per valorizzare la Rete Natura 2000 in Irpinia, terminerà l’1 ottobre e ha avuto ieri, con gli interventi del prof. Giuseppe Marotta e della prof.ssa Concetta Nazzaro dell’Università del Sannio, un momento importante di riflessione sulla attuale e futura programmazione finanziaria europea. Tra le criticità oramai note: Comuni che non sfruttano appieno la principale fonte di finanziamento rimasta; tecnici che suggeriscono agli agricoltori investimenti seriali come giganteschi trattori di cui non avevano bisogno venduti, poi, per pagarne le rate; agriturismi che decretano la chiusura dei piccoli ristoranti, visti i vantaggi fiscali inusitati di chi paga un cameriere come operaio agricolo e vende prodotti industriali. Il Piano di Sviluppo Rurale campano, progettato dallo stesso Marotta, risultò tra i primi dieci in Europa, ma è stato snaturato nella sua attuazione. Gli stessi Progetti Integrati Rurali per le Aree Protette, nati per essere gestiti dagli Enti Parco – con risorse dimezzate, direttori in bilico e personale sotto organico – sono diventati un modo per utilizzare i progetti degli Uffici tecnici invece di rispondere all’effettivo fabbisogno del territorio. E anche stavolta, come nella programmazione 2000-2006, non c’è stata sensibilizzazione, coinvolgimento e partecipazione di Comuni, tecnici e associazioni professionali e di categoria. Una lezione, forse, per il nuovo Piano di Sviluppo Rurale che partirà nel 2014, ma che dovrà essere progettato già a partire dal 2012.
Secondo Marotta è davvero possibile un nuovo modello di sviluppo? «Sta nascendo in Europa una nuova visione di sviluppo che considera le risorse naturali e l’ambiente come fattori strategici. L’ambiente non viene più visto come un problema e un costo per le imprese, ma come una risorsa da valorizzare, nell’ottica della green economy. Si va verso un modello di responsabilità sociale e l’impresa non persegue meramente il profitto, ma il bene comune tenendo conto di valori condivisi: ambientali, sociali, economici. E’ questo un modello di sviluppo sostenibile perseguito anche dalla nuova agricoltura europea che vuole essere competitiva, sostenibile e integrarsi con il territorio. E’ uno sviluppo multifunzionale che contempla i beni pubblici associati alla produzione di beni e servizi: il paesaggio, la tutela del territorio, i valori sociali connessi alle attività agricole. Si apre, così, una nuova prospettiva anche per le piccole imprese delle aree interne della Campania, svantaggiate da un modello basato su un’economia di scala che, attraverso il modello multifunzionale, possono integrarsi con il territorio e in rete con le altre imprese».
Questo in teoria, ma in pratica?
«La regione Campania, come anche altre regioni, – spiega Marotta – ha avuto difficoltà nell’attuazione degli strumenti comunitari e ciò che si era immaginato come strumento innovativo, a causa di ristrettezze finanziarie e visioni legate a logiche del passato, non si è sviluppato adeguatamente».
Permangono così le barriere per i piccoli produttori.
«Attualmente per l’Europa – dice Marotta – il progetto di investimento deve avere una validità economica. Regole come, ad esempio, l’igiene, la sicurezza e il benessere degli animali, sono vincoli che incidono negativamente soprattutto sulla piccola impresa. E’ un problema di tipo economico e finanziario, ma anche culturale, visto che spesso si tratta di agricoltori anziani, meno propensi all’innovazione e più conservatori. Certo potrebbero accedere alle misure dell’Asse II, quelle per la biodiversità, ma non hanno una valenza economica vera e propria. Dal 2014, da quello che si evince dai primi documenti, ci sarà una maggiore attenzione. L’Europa fornisce una cornice, starà alle regioni, adesso, individuare gli strumenti adatti per tutelare le piccole imprese agricole».
Autore Virginiano Spiniello, Il Mattino di Avellino, 15 settembre 2011
L’articolo interessantissimo termina ….”L’Europa fornisce una cornice, starà alle regioni, adesso, individuare gli strumenti adatti per tutelare le piccole imprese agricole».
Il problema principale è “la persona” che ci rappresenta alla Regione..Parlo di tutte le regioni
Io sono ottimista e la SPERANZA è che qualcosa cambierà se si metteranno persone giuste al posto giusto.Persone che non hanno le mani imprigionate nella matassa degli interessi “personali”
Guarda… è una cosa che è necessaria, certo. Però la persona può sempre sbagliare, tutti possiamo sbagliare. Le soluzioni sono sempre così difficili… forse perchè niente è risolutivo.