La rivolta delle pecore. Prefazione di Antonello Petrillo

Inutile raccontarvi della sterminata e a volte contraddittoria simbologia socio-antropologica della pecora nella comunicazione religiosa, politica e persino pubblicitaria: dai vangeli all’invenzione del danaro (pecunia), da Mussolini a Benetton, a grandi linee, questa storia la sapete già.
Così come sapete dell’uso politico che degli animali può farsi in letteratura: da Esopo a Dante, da Hobbes fino a Orwell. La verità è che mi piacerebbe leggeste questo libro con spirito pratico, come una sorta di manuale: utilizziamo da sempre le pecore per addormentarci; Spiniello, a quanto pare, ci mostra come usarle per svegliarci.
Virginiano continua qui con le parole lo straordinario racconto di colori e natura cui ci ha, da lungo tempo, abituati suo padre Giovanni.
Entrambi sono irpini.
Gli irpini, in armonia col mito, si sono pensati sempre come lupi; tuttavia, non è da lupi che hanno saputo difendersi contro l’attacco devastante portato nell’ultimo quarto di secolo alle loro terre: cementificazione selvaggia, incendi nei boschi, discariche legali e abusive, amianto, fabbriche di dubbia utilità e scarsa occupazione e, per finire, le trivelle.
Qui la governamentalità biopolitica immaginata da Foucault sembra volgersi ogni giorno in tanatopolitica, la “cura della vita” in uno sconcertante “lasciar morire”.
Sapranno gli irpini dire di no?
Sapranno un giorno rivoltarsi, almeno da pecore?
La caratteristica precipua che identifica la pecora in Nietzsche è la sua incredibile capacità di oblio: non casualmente “la rivoluzione, il salto, l’evoluzione” auspicate da Spiniello sembrano coincidere con la capacità di memoria: memoria dei luoghi, memoria del dolore, delle ferite, della vita offesa.
La libertà e la resistenza – resistere liberamente – sono beni troppo preziosi: a dimenticarsene si rischia che, anche tra i monti della provincia “verde”, compaiano in un triste mattino le pecore elettriche raccontate da Philip K. Dick.Antonello Petrillo, sociologo, Coordinatore dell’URIT (Unità di Ricerca sulle Topografie Sociali) presso l’università Suor Orsola Benincasa, autore, tra gli innumerevoli saggi, di “Biopolitica di un rifiuto”, nonché prefatore de “La rivolta delle pecore”.

N.B.
Il Quaderno “La rivolta delle pecore”, scritto da Virginiano e illustrato da Giovanni Spiniello, chiude idealmente il primo ciclo del viaggio dell’Albero Vagabondo sull’Appennino Campano. E’ una preghiera per la consapevolezza e il cambiamento, perché la rivolta è interiore e l’unica rivoluzione è il salto, l’evoluzione graduale, la tensione ai piccoli miglioramenti.

In accordo con le Edizioni Il Papavero, dopo aver diffuso gratuitamente in rete alcune delle favole a partire dal 2011, sarà sempre possibile continuare a leggere liberamente “La rivolta delle pecore” e “Riflessioni di una pecora nera: la tosatura” on line.
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Tavole, copertina e retro copertina

Campo Maggiore, dopo il Santuario della Madonna di Montevergine, Massiccio del Partenio, Irpinia.

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