C’erano una volta in fondo ad una strada di quartiere, una fila di secchi per l’immondizia. Questi secchi erano molto tristi, perché si sentivano inutili. Poiché la gente del quartiere li trattava con indifferenza. Cioè non avevano rispetto per loro; gli buttavano dentro di tutto, senza leggere il proprio nome.
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La lezione del ruscello
La filastrocca del ritorno alla natura
L’Albero Vagabondo va in Svezia
C’era una volta in Svezia un boscaiolo che, al contrario degli altri boscaioli, non aveva adottato la tecnica dell’impianto e la definiva uno spreco di tempo e di denaro, visto che i nuovi alberi da tagliare dovevano essere pagati di tasca sua. Egli era anche proprietario di una fabbrica che emetteva grosse nubi di sporcizia e che rendeva il cielo tutto nero. L’Albero Vagabondo lo venne a sapere e partì dalla sua casa in Italia diretto in Svezia, nelle terre di quel perfido boscaiolo.
L’Albero caccia gli uomini dalla montagna
C’era una volta una bella e grande foresta dove c’era un albero enorme. Il suo nome era Albero Vagabondo. L’albero aveva sempre girato il mondo in cerca di una casa dove l’uomo non avesse piantato grandi fabbriche che producono solo fumi e rifiuti tossici. Così l’albero cambiò foresta e andò a vivere in una bella foresta ai piedi di una montagna dove splendeva sempre il sole.
Giustizia va fatta: l’inquinamento sulla natura
Nel paese di Santo Stefano del Sole, noi ragazzi ogni giorno utilizziamo la palestra, per fare dello sport e sin dal primo giorno in cui siamo entrati abbiamo notato che non c’è molta pulizia (granelli di polvere, macchie di caffè, bottiglie di plastica usate, tra cui anche carte, non buttate nell’apposito cestino dell’immondizia).